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L'armaiuolo

L'armaiuolo nella sua torrida officina annerita da fuliggine e polvere di carbone forgiava le sue spade. A differenza di tutte le armi che si trovano nel periodo medievale, che derivano da attrezzi usati in agricoltura, per la caccia o altre mansioni, la spada è l’unica che è stata concepita ed è nata al solo scopo di combattere in guerra. Essendo un’arma da guerra, il suo scopo era quello di sfondare le armature: per farlo, la sua lama non era affilata in nessun punto, altrimenti si sarebbe spezzata impattando contro le armature avversarie. Il ferro fuso, in quelli che diventeranno gli antenati degli altoforni, veniva fatto colare in modo che entrasse in contatto con il carbonio e ne sciogliesse una parte, integrandola nella sua struttura e poi solidificandosi. Nella fase della forgiatura, una deformazione plastica ottenuta a caldo tramite l'ausilio di utensili manuali, si definiva la lavorazione. Durante la forgiatura venivano spesso associati riti esoterici e patti con il diavolo, al fine di chiedere al demonio di poter ottenere una spada indistruttibile e con caratteristiche superiori.

Il pittore

Il dipintore operava e preparava i colori nel seminterrato della sua abitazione, ubicato sottostante l’arco che conduce a Via Cocceio Nerva, luogo angusto, adibito a laboratorio opificio per l’organizzazione del suo lavoro. Si accede tramite due scalini discendenti e ci si immette in un ambiente ove sulla destra si intravede una scala a chiocciola dalla quale, tramite una botola, il pittore giungeva nella sua soprastante abitazione. Sul banco di preparazione del materiale di pittura sono posti dei contenitori in terracotta e in legno per i pigmenti, chiamati comunemente "terre" in polvere. Queste venivano ricavate direttamente dalle pietre minerali, da vegetali o scarti animali. Per ottenere i carboncini e il nero si usava un recipiente in cui si ponevano tronchetti di legno di salice a bruciare molto lentamente. La tempera si otteneva mescolando pigmenti puri in polvere con dei collanti, quali il tuorlo d’uovo a cui veniva aggiunta colla di coniglio, di pesce o di farina assieme all’aceto onde evitare la decomposizione, il miele veniva utilizzato per rendere elastica la mestica. Sul piano sottostante il tavolo sono presenti delle tavole utilizzate per effettuare le prove dei colori. Appese alle pareti cartoni e fogli preparati per effettuare affreschi tramite la tecnica dello 'spolvero'. La bottega veniva frequentata da apprendisti e garzoni, ai quali venivano affidati compiti ben precisi, come quello di preparare la tavola sopra la quale poi il maestro e i suoi allievi potevano dipingere. Per la pittura si usavano pennelli fatti di setole di maiale oppure, più pregiati, di pelo di vaglio, una sorta di scoiattolo.

L'alloggio medioevale

Le case dei meno abbienti erano poco più che un angusto ricovero dove si dormiva, si mangiava e si conservavano i propri scarsi averi, caratterizzate dall’assenza di spazi differenziati che spesso venivano condivisi con le bestie di servizio, su un terreno sterrato. In città come in campagna, il mobilio era sempre lo stesso: il letto, per chi se lo poteva permettere, un cassone dove riporre biancheria e vestiario, la tavola, la madia, qualche immancabile contenitore per i cereali o per il vino. Occasionalmente, nelle dimore più modeste troviamo anche filatoi o telai. Bracieri, scaldini e caminetti rendevano alcune stanze adatte a sconfiggere i rigori invernali, mentre lumi e candele permettevano di rischiarare una o più stanze. Sulla sinistra una lettiera su cui poggia un pagliericcio rifinito da una coperta, resa compatta e uniforme dagli spaghi. La povera gente, a differenza dei ricchi signori che possedevano lenzuola di lino, usava lenzuola di tela povera. Ai piedi una cassapanca per riporvi le vesti e le coltri corrispondenti allo stato sociale, come è riportato nel libro terzo degli Statuti Comunali del 1371. Soprastante il letto, sospesa a mezz’aria vi è una culla in tela, la cui forma richiama un’amaca. Nel resto della stanza, mensole di varia grandezza, un mobilio scarno, un focolare, utensili di varia forma suggeriscono un vissuto lontano.

Il forno

All'ingresso dell'abitazione è presente un forno, sulla sinistra, in un vano separato per questioni di sicurezza, sono riposte le fascine per il fuoco. L'importanza assunta dal pane come alimento quotidiano implicò che i fornai ricoprissero un ruolo cruciale in tutte le comunità medievali. Entro il XIV secolo il consumo di pane nella maggior parte dell'Europa occidentale diventò molto elevato. Fu proprio nel periodo del Medioevo che il pane vide crescere il proprio prestigio per la sua funzione nella sacralità della religione cristiana. Quella dei fornai fu una delle prime gilde ad essere organizzate nelle città e furono emanati leggi e regolamenti per mantenere stabile il prezzo del pane. Occorre effettuare una distinzione fra il fornaio che come é noto si accontenta di cuocere il pane ed il panettiere che controlla tutta la catena della lavorazione del pane, dalla fabbricazione alla vendita, passando evidentemente attraverso la cottura. Le due attività coabitano durante tutto il Medioevo, specialmente nelle città, dove ancora esistono, alla fine del XV secolo, dei forni municipali. Era usanza allora diffusa impastare il pane in casa per portarlo a cuocere al forno pubblico. Il fornaio che riceveva il pane crudo da cuocere era obbligato a consegnarlo ben cotto e stagionato, altrimenti doveva risarcire il danno. I fornai sorpresi a frodare sul peso o ad adulterare l'impasto con ingredienti meno costosi, ricevevano dure punizioni. La dimensione dei forni medievali risulta abbastanza modesta. Queste dimensioni sono legate alla quantità di granaglie che il panettiere é ragionevolmente capace di trattare in una infornata. Vale la pena evidenziare che tutti questi forni rispondono a delle norme di sicurezza draconiane al fine di evitare i rischi di incendi, molto temuti nelle città medievali, nelle quali il legno é la materia basilare delle costruzioni. Il riscaldamento del forno si effettua attraverso la combustione di un focolare a legna, confezionato in fascine o in ceppi, allocato all’interno del forno. Sul fianco dei forni prendono posto gli scovoli e le pale da forno, rotonde o oblunghe. A tutto questo occorre aggiungere diversi secchi, recipienti vari e contenitori di legno, come anche dei grandi cesti di vimini, nei quali viene posto il pane appena cotto. Numerose usanze si sono perse ed è bene ricordarne alcune. La cenere rimasta nei forni dopo la cottura del pane veniva raccolta e venduta alle donne che si occupavano del lavaggio della biancheria. Così pure la carbonella veniva venduta alle famiglie che la preferivano al carbone di montagna. D'inverno era abitudine delle vecchie nelle case adiacenti ai forni andare a prendere con lo scaldino la cenere calda con faville di fuoco, che serviva a scaldare il letto prima di andare a dormire.

Il vasaio

Vasai e ceramisti costituivano una categoria a sé stante, numerosa e, pertanto, "politicamente" forte. Essi fornivano la totalità dei recipienti, a tenuta stagna, destinati al trasporto di liquidi alimentari. Era essenziale l'uso d'argilla caratterizzata da buona plasticità, sì da permettere un'efficiente lavorazione. Essa veniva prelevata, solitamente, presso gli argini del sottostante fiume Nera. Eliminate le impurità, l'argilla veniva lavorata a mano per plasmare la forma voluta. I vasi erano ottenuti facendo girare la materia prima su di un tornio spinto a piede. Sulla ruota del vasaio prendevano forma ciotole, piatti e vasi di differenti dimensioni. Altri lavori erano ottenuti comprimendo l'argilla dentro stampi di gesso o terracotta. Gli oggetti plasmati venivano poi lasciati asciugare in luoghi opportuni, vicino a fonti di calore. Si trattava di rudimentali essiccatoi ove il materiale modellato assumeva la solidità necessaria, per poi essere successivamente cotto nel forno. Nonostante gli accorgimenti molti lavori non riuscivano bene. I vasai, quindi, se ne liberavano col sistema più in uso: gettandoli in uno dei moltissimi canali e fossi.

Il decoratore

Il mestiere del decoratore, annesso in quest’ambiente, è atto a completare il lavoro del vasaio. Questa attività è suggerita dalla presenza dei vasi e dal vario materiale in terracotta prodotta dal vasaio, dai contenitori in ceramica decorati, presenti nella bottega stessa e confermata dalle antiche terrecotte smaltate che ancora oggi brillano sul campanile della Cattedrale narnese. Il decoratore applicava sulla terracotta uno smalto bianco di fondo che veniva steso sulla superficie dell’oggetto per renderlo impermeabile e per poterlo successivamente decorare, seguendo la tecnica per immersione, che consisteva nell’immergere gli oggetti in un bagno di smalto bianco composto da acqua e solfato di calcio idrato “gesso”. Gli oggetti venivano poi posizionati ad asciugare nell’apposito piano di scolo. Nel XII e per tutto il XIV secolo, per la maiolica, sul biscotto di prima cottura si poteva eseguire anche la tecnica chiamata a graffiti, una particolare tecnica di decorazione che nei secoli ha marcato la produzione ceramica artistica. Il manufatto completato doveva essere poi cotto per acquistare consistenza e brillantezza. Per i decori, la ceramica si avvalse del vasto repertorio che si campeggiavano anche in altre arti e mestieri del tempo, come nei tessuti, nelle miniature e nell’oreficeria ove vi erano raffigurati sia il bestiario medievale con i suoi motivi fitomorfi e animali fantastici, sia temi araldici atti a dar lustro alle varie casate del periodo.

Lo speziale

La bottega dello speziale, ambientata nell’atrio di un’antica casa, è resa singolare dalla presenza di un antico pozzo, che un tempo era verosimilmente raccordato ad uno sfioro delle citate condutture della Formina, ed una scalinata che conduce ai piani nobili dell’abitazione. Appese alle pareti erbe aromatiche e medicamentose messe ad essiccare. In primo piano due banchi e diverse scansie: mortai, pestelli, bilance, ciotole e recipienti di vario tipo atti a contenere preparati semplici e composti in uso al tempo, prodotti diversi: dalla cera alle candele, dalle tinte usate dai pittori e dai tintori, ai dolci speziali e ai rimedi 'segreti' per curare i malanni.

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